Intervista a un profumiere – keshen teo di prosody

Un paio di settimane fa, a Milano, ho incontrato in occasione di Esxence il naso di Prosody, Keshen Teo, al quale ho chiesto di raccontarsi, e di dirci qualche sentimento e quale filosofia lo hanno spinto a scegliere solo materie prime botaniche per il suo lavoro artistico.

  • Come hai incontrato gli oli essenziali e gli ingredienti botanici nel tuo cammino?

Sono nato a Singapore, dove la mia famiglia conservava la conoscenza della medicina cinese e delle incredibili proprietà delle piante, che vengono usate anche in cucina. Ero sensibile agli odori e alle fragranze, sebbene a Singapore non si usino molto, perchè il clima caldo umido richiede profumi molto pesanti, altrimenti non si sentono.

Quando andai a vivere a Londra, man mano che la mia carriera di designer si sviluppava, sognai di avere un giardino mio – amavo la botanica, ma vi avevo rinunciato per gli studi in arte e design. Così iniziai a occuparmi di un giardino e a dedicarmi con amore ai profumi della natura.

  • Quando sei diventato un “naso”? Come è iniziata questa passione?

Ho sempre amato i profumi. Ho cinque sorelle, in casa c’era sempre qualcuno che provava profumi e li scambiava con gli altri quando eravamo ragazzi. In età adulta sono diventato allergico a tanti profumi, non posso portarli, mi viene il mal di testa. Mi chiesi inizialmente se le essenze naturali potessero profumare delle candele, e così provai. Iniziando così, nacque la passione per creare dei profumi veri e propri – decisi che avrei voluto sapere tutto a proposito. Sono fatto così – quando un progetto creativo mi “prende”, non riesco a smettere di occuparmene finchè non lo padroneggio. Ho letto molto, sperimentato, seguito corsi professionali. La maggior parte dei corsi disponibili si focalizza su ingredienti sintetici, così la realtà è che se vuoi fare profumi botanici, molta della strada devi farla da solo.

Mentre approfondivo questa conoscenza, mi resi conto della bellezza degli ingredienti naturali. Sono più complessi e intriganti, e sappiamo che portano meravigliosi benefici al corpo, alla mente e all’anima. Nessun può dire la stessa cosa della parte sintetica.

Non solo, ma le sinergie create, a distanza di tempo, possono risultare ancora più interessanti, come nel mondo del vino o del cognac. Per me questo è affascinante: una essenza di sandalo “vintage” o una lavanda centenaria conservata in alcol possono avere un profumo straordinario. Posso solo immaginare che profumo avranno i miei lavori, fra dieci anni o più.

  • Come percepisci lo stato della profumeria in questi anni? Che ruolo possono avere i profumi botanici oggi?

Molte persone si trovano bene con i profumi di sintesi; i profumi industriali possono garantire una durata e un sillage che con le essenze naturali è molto difficile da ottenere, ma non impossibile.

Ho riscontrato per esempio che in Medio Oriente c’è una cultura popolare del profumo (non elitaria, circondata dal mistero, come in occidente). Nel quotidiano le persone sono circondate da oggetti profumati, come i bruciatori di resine, e forse per questo apprezzano appieno i profumi naturali, e hanno fiducia nel proprio giudizio sulla loro qualità e sulla attrattività.

Come brand stiamo gradualmente costruendo una base di clienti e fan, personali e commerciali. Siamo stati recensiti positivamente anche dalla stampa.

Secondo me molte persone oggi cercano autenticità – sono interessate a conoscere gli agricoltori, i processi di lavorazione, dettagli dei quali fino a pochi anni fa nessuno sapeva. Alcuni grandi operatori puntano sullo stile più che sulla sostanza – ma il pubblico desidera sempre più prodotti naturali, consapevole che la Natura è minacciata da prodotti chimici, plastica, nano-fibre ecc.

Credo che la richiesta di profumi interamente naturali aumenterà; attualmente siamo in pochi a occuparcene. Una sfida per chi produce profumi con essenze naturali, è che il prezzo degli oli essenziali fluttua ogni anno. Questo è uno dei motivi per i quali le produzioni industriali preferiscono limitare l’uso dei materiali naturali. Man mano che l’aromaterapia e il mondo della cosmetica naturale fioriscono, un maggior numero di agricoltori trova vantaggioso coltivare campi per produrre oli essenziali, e questo crea maggior competizione sana sul mercato e una disponibilità più ampia.

Tengo delle masterclass a Londra per incoraggiare le persone a sperimentare ingredienti anturali e creare i propri profumi così possono vedere che non è necessario usare la sintesi per creare fragranze originali.

  • Che cosa provi quando componi un profumo? Come trovi una idea olfattiva?

Per me creare profumi è come fare un viaggio nel tempo. Faccio degli esperimenti a volte basati persino su combinazioni casuali e quando raggiungo un accordo interessante, fino a che il profumo che sento non ricorda la semplice sommatoria delle parti, ma mi porta via dal luogo in cui sono ora. L’immaginazione può correre libera, inizi ad avere associazioni mentali, e scoprire e mappare diverse emozioni. Spesso chiedo ad alcuni amici cosa ne pensano, amo vedere le reazioni delle persone, mi aiuta a cristallizzare la mia idea.

  • Raccontaci qual è l’idea poetica dalla quale nasce Prosody, il tuo brand.

Una semplice definizione di prosodia è ” lo schema di ritmo e suoni usato in poesia”. Per me, il nostro compito come nasi e profumieri che usano il naturale, è cercare la bellezza all’interno di un confine piuttosto stretto, che proviene dai materiali stessi e dalla struttura e dalla performance che desideriamo per ottenere un profumo sia di successo. Ho trovato questo nome e per me è una specie di manifesto: io voglio creare profumi che muovano le persone, che le tocchino, che li conservino come tesori, come a volte si fanno proprie alcune parole o frasi dei grandi poeti. Vorrei arricchissero l’esperienza di vita delle persone. Per fare ciò devo lavorare all’interno di regole piuttosto definite, alcune delle quali sono scelte da me, altre provengono dai materiali stessi o dal sistema di regole del nostro settore – sono felice di farlo; la sfida è parte del gioco, uno stimolo alla creatività e all’ingenuità.

Trovate i profumi di Keshen Teo qui:
https://prosodylondon.com/

il profumo di aden

In questi giorni sono stata a Esxence, a Milano, incontrando amici e persone che si occupano di profumeria. Tanti brand, tanti punti di vista. Sono successe tante cose, ma ho deciso di raccontarne una in particolare.
Mentre camminavo nei corridoi, un ragazzo mi ha fermato per farmi sentire una fragranza. l’ho annusata, mi è piaciuta. Mi ha invitato a sedermi per sentirne altre. Mi ha mostrato il loro packaging, mi ha spiegato le varie linee disponibili. I materiali di cui sono fatti i flaconi, legno pregiato, vetro scuro.

Aden, cartolina degli inizi del ‘900

Ad un certo punto, dopo avermi fatto sentire alcuni profumi, arriva ad uno che si chiama Aden. Mentre lo annuso, cede all’emozione e mi dice che Aden è il luogo da cui provengono, la sua terra. Si emoziona visibilmente; e mentre annuso la cartina, intravedo un cielo, uno spazio aperto. Glielo dico, e lui mi conferma, sì, Aden è proprio così! Così io vedo “la fotografia” di Aden leggendola olfattivamente dalla mouillette, e lui può lasciarsi un attimo andare e vivere la nostalgia di casa.
Non sono mai stata di persona ad Aden, ma sabato credo di averla visitata davvero, grazie a un profumo e a una persona che non ha avuto paura ad emozionarsi per la terra, i mari e i cieli da cui proviene.

Aromatherapy, Perfumery and Wine sensoriality

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