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La caduta del tempio di Artemide – Sappada e la tempesta vaia

“…ma quando vidi
la dimora sacra d’Artemide che si eleva fino alle nubi
tutto il resto ricadde nell’ombra e dissi:
«Vedi, tranne l’Olimpo,
il Sole non ha ancora mai contemplato nulla di simile”

Oggi ho avuto la possibilità di camminare in mezzo alle rovine di quello che ad ogni passo mi ricorda un tempio, con decine, centinaia, migliaia di tronchi a terra, come fosse passata la furia di una divinità irata. Questa divinità non è altro che la furia delle acque e dei venti, una furia che madre terra scatena su se stessa rispondendo a un cambiamento climatico del quale gli esseri umani sono gli unici responsabili.
Camminando in questo tempio raso al suolo dall’ingordigia umana che desidera produrre e consumare più di quanto essa stessa possa sostenere, in un banchetto dionisiaco del quale vediamo il folle risultato, ho sentito tutta la forza di vita che essa contiene ancora, e che rende disponibile a chi desidera avvicinarsi. Ho toccato un abete rosso alto più di trenta metri, e ho sentito la sua energia collegare il cielo e la terra, testimone attivo e silente.


Mi è parso di camminare nel tempio di Artemide di Efeso, distrutto dall’incoscienza umana…e allo stesso tempo, ho percepito che la consapevolezza e la volontà di essere insieme qualcosa di nuovo e diverso possa darci un orizzonte concreto, un nuovo modo di essere al mondo, mettendo in primo piano il valore della vita rispetto a quello del consumo.
[Un grazie a Andrea Maroè, e alla Fondazione Giant Trees. Condivido questo percorso di reportage con Enrico Maria Milič www.morbin.it]