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la psicoaromaterapia di luigi capuana ne “il profumo”

Scopriamo insieme un libro che intreccia il profumo con la vita interiore dei protagonisti: è “Il Profumo” (1891) di Luigi Capuana.

Siciliano, Capuana studia Legge a Catania, e comincia presto a interessarsi alla letteratura e in special modo alla poesia popolare seguendo la sensibilità romantica. Soggiorna a Firenze che, in quanto capitale d’Italia, accoglieva l’élite culturale del paese; vive successivamente a Milano.

Scrittore verista, è tra gli autori del manifesto verista; è sostenitore della necessità di una descrizione fedele al vero dei fatti, dei luoghi e dei moti interiori dei protagonisti nella scrittura di romanzi.

A noi interessa in modo particolare l’attenzione che Capuana ebbe per il fantastico e il favolistico (ricordiamo le favole di ambientazione folclorica e i suoi racconti fantastici, incentrati sul tema del mistero, della follia, dell’ossessione). Temi questi ultimi che vengono ripresi e enfatizzati nel suo più noto romanzo, Giacinta, e nel nostro Profumo.

Citiamo due passaggi del capitolo sei del romanzo per cogliere con quanta ironia e sensibilità Capuana parli della vita interiore dei personaggi e dei profumi:

“Con le malattie nervose, non si sa mai. La scienza è bambina intorno a esse; va a tastoni. Noi mediconzoli, imbattendoci in un caso che c’imbarazza, specialmente se si tratta di donne, sogliamo uscirne pel rotto della cuffia, dicendo: “Nervi! nervi!”. Parole, nient’altro. E questo per la diagnosi. In quanto alla cura, non ne parliamo. Botte da orbi”.

“…già si comincia a fare l’ipotesi che a ogni nostro stato psicologico corrisponda la produzione di speciali odori; che fin ogni nostro
pensiero (quantunque per difetto dei sensi non giungiamo ad accorgercene), fin ogni nostro pensiero si traduca continuamente in linguaggio di odori.”

Puoi guardare l’incontro tenuto su questo argomento offerto dalla Libreria Altracittà, come me e Silvia Dionisi, nel video Youtube. Nel video trovi anche degli spunti sull’olio essenziale di Neroli (Citrus aurantium) per il benessere emozionale e cosmetico. Da non perdere!

La terra è un eden – intervista a onorio belussi

Qualche giorno fa ho incontrato Onorio Belussi, che sotto una pioggia scrosciante ci ha accompagnato nel suo giardino – foresta, la sua food forest, che compie trent’anni.

Un uomo anziano dallo sguardo fine e acuto, Belussi ci incontra ad Adro, in provincia di Brescia, dove si trova anche il suo giardino gioiello, un ambiente primitivo, ricco, fertile, dove l’azione dell’uomo è al servizio della Natura, e non viceversa.

Onorio ci stupisce e ci ascolta, non solo racconta della sua vicenda umana e filosofica, ma ci ascolta attentamente, valorizzando ognuno di noi, stimolandoci ad essere persone migliori – persone che comprendano quanto la vita può generare vita, e non soltanto consumarla.

Il lavoro di Belussi trae forte ispirazione da quello del grande Masanobu Fukuoka, un maestro di vita e di “coltura”. Davanti e dentro la food forest, ci troviamo nella prova vivente di una filosofia di vita, che viene spiegata a parole ma soprattutto a fatti. La foresta germinativa nella quale ci è permesso addentrarci, mostra vitalità, forza, disponibilità ad essere luogo di crescita. Ecco il primo concetto reso realtà: nessun terreno può produrre qualcosa, se prima non viene reso fertile. E la fertilità è uno stato naturale: quindi, in presenza di un terreno non fertile, di certo non va spinto e sovraspinto con concimi di ogni genere. La Natura va piuttosto facilitata a ritrovare la sua originaria fertilità, seminando piante adatte o a volte lasciando che il terreno trovi la sua fertilizzazione naturale. Unico problema, per il mondo contemporaneo, sono i tempi di realizzazione. Ossia, la fertilità della terra chiede tempi lunghi, che non si conciliano per ora con i bisogni produttivi del commercio. Ad ognuno le proprie riflessioni su questo.

Onorio mentre racconta a me e Alessandro del suo lavoro (photo credits Alessandro Camoni)

Così Onorio ci racconta delle piante che anno per anno ha visto “manifestarsi” nel suo giardino, come autoregolazione della Natura;, e di come ha facilitato questo processo, seguendo le indicazioni della filosofia di Fukuoka (che ha conosciuto personalmente). Onorio parla di “assistere” la natura, in questo ponendosi a servizio e non a conduzione di un processo che già, di suo, è orientato alla fertilità. Ovviamente vi è anche il ruolo attivo dell’uomo, quello della semina; ma mai come atto “coercitivo” del terreno.

Apro con lui un dialogo su quello che a me pare una evidenza: ossia che quanto compreso dei processi del terreno e della Natura, sia pensabile anche per ciò che riguarda lo sviluppo di ogni essere umano – ossia che la fertilità umana, fisica e psichica, viva processi analoghi (anche perchè noi siamo Natura). Nel mio percorso personale e di consulente, osservo da tempo quanto la nostra energia personale, la nostra naturale capacità di evolvere verso noi stessi, sia costantemente interrotta, frammentata, non facilitata da una basilare mancanza di consapevolezza riguardo a ciò che siamo profondamente – e al di là di aspetti simbolici, noi siamo figli della Terra e come tale non siamo disconnessi (e in nessun modo possiamo disconnetterci) dai processi biologici ed ecologici. L’ecologia della mente non è un modo di dire, è una realtà che possiamo toccare con mano ogni giorno. Una persona stanca, o depressa, o con problemi emozionali e mentali, è una persona che in qualche modo ha perso parte della propria connessione col suo intimo essere figlio della Natura e della Terra. Credo che questa disconnessione sia la causa principale di disturbi ai quali diamo molti nomi, ma che profondamente sono disturbi di natura spirituale, ossia di disconnessione con la nostra realtà ultima, che è essere figli spirituali e biologici della Terra – abbiamo una evoluzione ritmica, sviluppiamo qualità diverse nel tempo e negli anni, e solo una facilitazione attenta di questi processi può condurci verso la realizzazione personale, che dona una sensazione di pienezza a noi e agli altri.

L’ingresso del giardino – foresta (photo credits Alessandro Camoni)

Onorio ci racconta di come le donne anticamente curassero l’agricoltura, perchè rispettando i processi naturali, anche il lavoro agricolo si riduceva molto. Successivamente, nella volontà di produzione sempre maggiore, si è resa necessaria più forza, più strumenti, “più di tutto”, e quella che all’inizio è sembrata una conquista, si sta ormai, soprattutto nella nostra epoca, dimostrando un fallimento evidente. Cioè il modello “a tutta spinta”, è fallito, mostrando la sua immaturità, il suo narcisismo, e sostanzialmente la sua disconnessione con l’elemento primario, la nostra origine, la Terra.

Onorio completa la visita con indicazioni pratiche sulla semina e la gestione dell’orto, consapevole che le cose grandi iniziano sempre con quelle piccole, e che quindi per chi è interessato all’agricoltura naturale, siano i piccoli passi quelli giusti. Semina, trapianto, pacciamatura, e una attenta osservazione di ciò che accade nell’orto e nel giardino, sono le sue indicazioni principali, arricchite da segreti del mestiere che Onorio dona senza remore.

Seminare paradisi terrestri” è possibile, se comprendiamo profondamente quanto i nostri gesti e i nostri pensieri quotidiani cambino non solo il nostro mondo personale ma anche quello di tutte le persone che ci circondano, e del pianeta che abitiamo e di cui siamo parte.

Il blog di Onorio: http://onoriobelussi.altervista.org/

Le fotografie di questa intervista sono del fotografo
Alessandro Camoni.
Fotografo ed artista visivo, si occupa principalmente di ritrattistica, in particolare modo per la realizzazione di book e portfolios di figure professionali che lavorano nel campo della recitazione, della moda o in ambiti aziendali.
In parallelo segue anche la documentazione di eventi culturali, spettacoli di danza, teatro, arti performative. Sito: www.alessandrocamoni.it