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Kodo, la Via dell’Incenso e gli insegnamenti del maestro Souhitsu Hachiya

[Kodo, the path of smelling perfumes and the teachings of Master Souhitsu Hachiya – read the article in English]

“La Via dell’Incenso è spirituale e psicologica”. Sono le parole del maestro Souhitsu Hachiya, ventunesimo discendente di una casata che ha dedicato gli ultimi cinquecento anni all’arte della meditazione tramite l’incenso, cioè al Kodo, durante l’incontro che si è svolto presso l’Hotel Magna Pars a Milano.

Una pratica che prevede un apprendistato che dura tutta la vita: si utilizza l’olfatto per praticare questa arte, che non prevede un punto di arrivo in tempi rapidi. La fragranza viene annusata e in questo modo raggiunge la nostra anima, e permette all’anima una comunione con la Natura. Il maestro spiega che piante, animali, ecc. hanno un’anima e quindi è possibile per noi esseri umani trovare una connessione con tutti loro. E’ possibile cioè dialogare con gli altri esseri della Natura, dai quali abbiamo molto da imparare.

Kodo Souhitsu Hachiya
Il maestro Souhitsu Hachiya ospite dell’Hotel Magna Pars a Milano per il workshop sul Kodo

Le fragranze utilizzate sono interamente botaniche e quindi naturali: non si ottengono da miscele di molecole di sintesi. Durante la cerimonia dell’Incenso tenuta dal maestro abbiamo annusato l’Oud, in una variante particolare, proveniente dal sud-est asiatico.

Ciò che stupisce e rende questa pratica così profonda è il senso del tempo che porta con sè. Il maestro quando parla di “tempi”, ragiona in termini di dieci – venti anni; l’apprendimento è visto come pratica costante e per esempio, per formare correttamente la base del braciere sul quale verrà messo l’incenso, raggiungendo l’altezza perfetta che consentirà una olfazione ideale, bisogna praticare per tempi che per un occidentale sicuramente appaiono lunghissimi (decine di anni).

Nell’era della velocità e della soddisfazione immediata, colpisce questa visione così organica e radicata nella vita, laddove si ragiona in termini di esperienza, di pratica, di dedizione, e di “vita intera” dedicata a un’arte che ha collegamenti anche con la poesia e la calligrafia. Fondamentale è l’ascolto attento, un vero e proprio stato meditativo che fa riflettere anche sul fatto che quando annusiamo un profumo su una mouillette, ci concediamo pochi secondi mentre qui viene richiesta una olfazione partecipe e ripetuta.

Kodo Souhitsu Hachiya

Il silenzio è anche un elemento centrale; il maestro durante le sessioni di Kodo non parla, ed esegue precisi movimenti – questo rispetto viene portato anche perchè le materie prime utilizzate sono maturate in decine di anni, e quindi è forte la sensazione che questa olfazione sia un atto sacro con materiali che sono naturali e preziosi.

I materiali infatti non solo vengono comprati man mano: la casata conserva materie prime anche per molti anni – quando arriva un materiale nuovo, il caposcuola lo valuta per un anno intero, “ascoltandolo” tutti i giorni. Quando sente che è arrivato il momento, compone una poesia e sceglie una delle parole della poesia per dare il nome a quel particolare tipo di materiale.

L’esperienza del Kodo e l’incontro con un maestro che pensa al tempo in un modo straordinario – consapevole di avere cinquecento anni di storia alle sue spalle e di essere il ponte per i prossimi secoli in questa particolare tradizione – penso possa farci riflettere su quello che siamo, e quello che vogliamo portare nel mondo, adesso e oltre. Una visione, quella di Souhitsu Hachiya che è portatrice di consapevolezza e generosità: onorando chi ci ha preceduto, amando chi verrà dopo, portare il nostro contributo affinchè qualcosa di prezioso non vada perso.

Intervista a Giuseppe Squillace – I Profumi dell’Antichità e le Lacrime di Mirra

Succede così. Che la tua passione per l’antichità un giorno incontra gli studi di un ricercatore, e dopo aver letto i suoi testi, riesci a conoscerlo di persona e poi ad intervistarlo…

Giuseppe Squillace attualmente insegna Storia greca al Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi della Calabria.

Elena: Ho da sempre una passione per l’antichità, che per me è iniziata con gli studi di filosofia all’Università, e quando ho letto i suoi libri, mi sono chiesta come è iniziato il suo percorso nello studio dei profumi antichi.

Giuseppe: come spesso accade, questo percorso è nato casualmente. Personalmente sono sempre stato attento all’elemento olfattivo. Portare questa attenzione nel mondo antico è stato “un caso”; mi stavo occupando di medici e mi sono imbattuto in questa fonte. Stavo leggendo il De natura di Teofrasto e nel volume inglese subito dopo il testo vi erano gli opuscoli di Teofrasto, e uno di questi è il De odoribus, il testo sui profumi.

Avevo già letto degli articoli su questo lavoro e non c’era una traduzione italiana; pensai quindi come progetto mio iniziale di pubblicare la traduzione con qualche nota; successivamente questo lavoro si è ampliato, e la pubblicazione è arrivata dopo alcuni anni con una versione arricchita da altre ricerche su testimonianze dell’epoca.

Nelle aggiunte che ho fatto successivamente, sicuramente ci sono delle parti fondamentali,  in particolare i testi di Ateneo e Plinio.

E: il percorso dei suoi scritti sul Profumo in realtà è composto da tre libri.

G: sì certamente; il testo di Teofrasto è stato seguito dalla pubblicazione del libro “I Giardini di Saffo” ed ora, appena stampato, è l’ultimo testo, “Le Lacrime di Mirra”. In particolare in questo testo ho inserito qualcosa di nuovo, cioè la geografia dei profumi. Per geografia dei profumi intendo sia la provenienza delle materie prime che la loro produzione all’epoca.

Possiamo vedere storicamente come i centri del profumo cambiavano spesso anche a secondo delle vicende politiche, e nel tempo c’è proprio una “geografia” che cambia nell’ambito della produzione profumiera.

Intervista sui Profumi a Giuseppe Squillace

 

E: A proposito di geografia, alcune cose c’erano già all’epoca – come per esempio considerare le materie prime di eccellenza solo se provenienti da una certa zona.

G: certo, i luoghi “doc” c’erano anche all’epoca. Per esempio l’iris dell’Illiria; bastava spostarsi in Macedonia e lì l’Iris non era più considerato pregiato. Anche la rosa di Cirene era famosa e ritenuta eccellente, mentre altre rose non erano considerate alla pari.

Teofrasto lo dice chiaramente; la potenza delle piante dipende dalle zone in cui crescono, la qualità del terreno, l’esposizione al sole, ecc.

E: all’epoca inoltre c’era un legame indissolubile tra usi medici e usi in profumeria…

G: sì certamente…per esempio l’olio di Rosa era ritenuto utile per tanti utilizzi; profumi e aromi erano sicuramente utilizzati sia da Ippocrate, Galeno ecc.

Le sostanze aromatiche erano usate ampiamente per la cura, per esempio cardamomo, cinnamomo, cassia, rosa, mirra, incenso, zafferano, ecc. Erano anche ingredienti privilegiati, utilizzati solo da chi poteva permetterseli – e si preparavano per esempio anche antidoti.

Bisognava portare attenzione anche agli ingredienti, alle loro differenze, alla loro durata: Galeno per esempio ci racconta di come verificò che il cinnamomo fresco desse dei risultati diversi da un cinnamomo che era rimasto inutilizzato per tanti anni, quando dovette preparare un rimedio (teriaca) per l’imperatore Marco Aurelio.

E: la sensazione che ho studiando gli antichi è che ci sia una quantità di conoscenze praticamente infinita…ed è una ricchezza che non siamo sempre in grado di attingere. Personalmente tengo a  far incontrare alle persone questi mondi, che hanno ancora tanto da dare e da dire. La vedremo quindi ad Esxence?

G: sì certamente, terrò una conferenza al sabato, proprio sul libro in uscita ora, “Le lacrime di Mirra”.

Appuntamento quindi con Giuseppe Squillace a Esxence 2015! E se vuoi cercare i suoi libri, i titoli già usciti sono:

Il Profumo nel Mondo Antico, ed. Olschki

I Giardini di Saffo, ed. Carocci