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Credere in se stessi: aromaterapia e ascolto delle propria intelligenza emotiva

Capita a tutti, a volte. Ti risvegli da un lungo sonno che non ti eri accorto…di aver dormito. Ti capita mai di non ascoltarti e fare delle scelte che non sono tue? Su questo Edward Bach aveva colto bene il problema, trovando almeno due fiori che puntavano il tema della scelta: Cerato e Scleranthus. E i nostri aromi? Come possono aiutarci a ritrovare la nostra bussola interiore e a riscoprire la nostra intelligenza emotiva?

Forse stupirò per una scelta così semplice, ma l’olio essenziale di Limone è uno dei miei preferiti. Quando la chiarezza è il tema attorno a cui si ruota, nello sciogliere dubbi e nebbie interne, l’essenza di Limone annusata durante il giorno aiuta a disperdere le confusioni.

Boswellia sacra

Prova a chiudere gli occhi, a darti qualche secondo di pausa. Poi respira, fai qualche respiro profondo. Se hai l’essenza di Limone annusala, o se vuoi un olio essenziale che da sempre è un “timoniere” che aiuta a tenere la rotta, annusa l’olio essenziale di Incenso. Ve ne sono diversi, consideriamo qui la Boswellia sacra che aiuta direi da millenni l’essere umano a non perdere la rotta. Quando lo annuso mi sembra di ritrovare l’asse verticale, di centrarmi, di avere maggiore lucidità e direzione. Non è certamente un caso che la resina d’Incenso sia utilizzata da sempre nelle tradizioni sacre, aiutando gli esseri umani a non perdere se stessi. Potremmo forse avvicinare questa funzione a quella di Wild oat dei fiori di Bach.

E poi, per non perdere di vista le proprie sensazioni, e quindi la propria intelligenza sensibile ed emotiva, è fondamentale riprendere contatto col proprio corpo e con le proprie radici simboliche. E allora il nostro amico olio essenziale di Vetiver può aiutarci, dandoci una sensazione radicante che nella vita di tutti giorni non è poi così facile da ritrovare. Soprattutto se di giorno usi molto la tecnologia digitale, computer, smartphone ecc, è fondamentale che tu ti ricavi un momento di pausa “sensoriale”, in cui puoi semplicemente chiudere gli occhi e annusare una di queste essenze, un Limone, o un Incenso, o un Vetiver. Se li hai tutti e tre, prova a sentire la differenza e scegli seguendo l’intelligenza del tuo corpo…che è la tua. Il più delle volte ci perdiamo non tanto perchè non sentiamo cosa dovremmo fare, ma perchè lo sentiamo ma lo “sovrascriviamo” con convinzioni e credo di cui ci siamo convinti. Ma come molte discipline integrate insegnano, il corpo è un’ottima guida e gli aromi possono aiutarci a riscoprire questa risorsa così profonda.

Riflessioni sul femminile sacro

Il sacro è una dimensione personale che al contempo trova in ognuno di noi una appartenenza universale. Il sacro cioè è la possibilità di essere autenticamente noi stessi scegliendo una posizione interiore che sia in sintonia con il nostro sentire più profondo e la possibilità di portare questo sentire nella vita di tutti i giorni. In questo il sacro è dimensione inclusiva, condivisa basata su una esclusività primaria: il proprio rapporto personale, intimo, unico con il sé transpersonale, o col “cuore pulsante della vita”.

Per la donna questo rapporto è profondo, intimo, innestato in un nucleo centrale di sentimenti che pulsa e riconosce come viva e reale la passione per la vita. La donna cioè dal mio punto di vista ha in sé la capacità di sentire la vita attraverso il proprio cuore e di capirla attraverso i sensi, i sentimenti, le relazioni. Per questo probabilmente la dimensione prima per la donna è il proprio corpo emotivo, e se cercassimo un luogo fisico, un luogo di rifugio e riflessione, questa è la casa.

La casa come luogo di possibilità della connessione con se stessi; la casa come luogo di relazione, di scambio, come “fornace di vita”. Hestia, per i greci, era proprio questo – ed era una divinità talmente archetipica da non venir quasi mai raffigurata. Compariva invece spesso l’elemento fuoco, che era il massimo della rappresentabilità possibile, di questa dimensione sacra, spirituale, contenuta e intima sia nella persona che nella sua abitazione.

Graal Dante Gabriele Rossetti
Credere che Hestia fosse custode della propria casa faceva della casa stessa un tempio. Come tale era luogo di riti, di preghiere, e di tutte quelle vicende umane che tracciano la nostra storia personale e la rendono umana. Tratto tipicamente femminile è infatti, a mio avviso, questa percezione delle età della vita come un continuum durante il quale parti di noi trovano espressione, trovano il loro momento e il loro spazio per esprimersi – tutto questo non tanto con la mente o l’intelletto quanto con le emozioni e con il corpo.

Come formatore mi è capitato di insegnare aromaterapia sia a ragazzi di vent’anni che stanno cercando di crearsi un lavoro, sia a volontari di un hospice nel quale si cura il termine vita. In altri momenti ho parlato con donne in attesa di un figlio; o con donne in attesa di sposarsi. O con donne – e uomini – separati. O con donne – e uomini – profondamente offesi, nello spirito e nel corpo. Ecco, credo che questo teatro umano, e la capacità di comprenderlo profondamente, nel cuore e nel corpo, sia femminile.

Ho l’impressione che il sacro femminile sia la capacità di sostenere la vita nella sua profonda umanità, attraversando l’arcobaleno di epoche personali, di eventi, di “età”. Ogni età ha un suo pregio grande, e allo stesso tempo ogni età vive una rimozione di alcune fragilità che viviamo. Oggi uno dei compiti del femminile secondo me è proprio restituirci quelle fragilità e trovare la formula che ci permetta di inserirle nel nostro “pacchetto vita”, restituendo loro la dignità che hanno, e che ci può permettere finalmente di risentirci umani.

La rimozione della fragilità spinge ad una chiusura forzata, ad una performance così tanto approvata dalla nostra cultura, che in realtà reitera una sostanziale rinuncia alla profondità della vita, probabilmente percepita come inavvicinabile. Come sempre, rimuovere una parte significa rinunciare anche al suo dono, e rimuovere la fragilità chiede la rinuncia di sfumature, misteri, intimità e riflessi che oggi appunto cogliamo forse solo in pochi istanti di grazia.