Ricetta per Autoprodurre un fiore di Bach: semplicità e concretezza…

A Milano alla domenica mattina. Sono seduta a un caffè dove penso dovrò aspettare almeno mezz’ora per fare colazione (mi sono seduta dieci minuti fa e per ora nessun cenno presenza del personale…ahaha) e la cosa bella è che c’è una giornata di sole, che illumina piazza Duomo e ne fa risaltare gli aspetti migliori.

Mi piace il colore rosato che prevale, e il Duomo ha una sorta di multicolor di marmi bianchi, rosa e grigi, con tutte le sfumature, anche avorio.

La “Selezione” che sta facendo parte di questo periodo mi sta portando sempre nuove consapevolezze. John Maeda nel suo libro “Simplicity” ha codificato, tempo fa, una serie di elementi che riguardano la ricerca del Semplice. Che non significa Facile.

John Maeda mi piace. La frase che forse ammiro di più di lui è “semplicità è sostituire il superfluo con ciò che ha significato (meaningful)”. Geniale. Contrariamente a quanto molti pensano, che la semplicità sia una privazione, scopriamo e riscopriamo che la semplicità include una grande ricchezza. La semplicità aggrega significato…dall’altra parte sta la dispersione e la privazione.

L’intuizione di Edward Bach non è forse stata questa? Cercare la via vibrazionale nel mondo della Natura, con un’estrazione che fosse l’esempio concreto della semplicità e della fattibilità.

E’ possibile autoprodurre i fiori di Bach? Direi di sì. Bach ha previsto per questo tipo di estrazione quella che oggi chiamiamo “solarizzazione”, cioè immergere il fiore in una ciotola d’acqua e lasciarlo esposto al sole per un giorno, e poi filtrare.

Questo processo di estrazione è apparentemente banale, ma ci riporta a capire quanto siano importanti gli elementi essenziali: l’acqua, il sole…la pianta. Questa triade spirituale che dona all’essere umano un prodotto che oggi nel mondo sta aiutando milioni di persone.

Corso sui fiori di Bach, Edward Bach
Edward Bach

Vediamo nel dettaglio come preparare un fiore di Bach:

hai bisogno di una boccetta con contagocce da 30 ml (o di più) da riempire per metà con brandy;

una ciotola e un vasetto in vetro pulito e possibilmente sterilizzato;

dell’acqua possibilmente bollita, poi portata a temperatura ambiente.

Ricetta:

Riempi a metà di brandy la boccetta e chiudila.

Scegli in precedenza quale pianta vuoi estrarre, e recati al primo mattino a raccogliere delle parti di essa (entro le 9 del mattino).

Dev’essere fatto in una giornata luminosa di sole, col cielo libero e non nuvoloso.

Siedi davanti alla pianta e focalizzati sul tuo intento, rendi grazie alla pianta con un pensiero, sìì grato per il dono che sta per darti.

Scegli un punto dove la ciotola di vetro possa essere in piena luce; appoggiala a terra.

Versa l’acqua purificata nella ciotola nella quantità che ti serve.

Prendi una foglia possibilmente abbastanza grande, anche di un’altra pianta e appoggiala sulla tua mano.

Prendi i fiori del tuo fiore di Bach prescelto, raccogli proprio il fiore e appoggiali sulla foglia sopra la tua mano mentre li raccogli.

Quando li hai raccolti mettili nella ciotola con l’acqua; puoi coprire la superficie di fiori.

La ciotola deve restare in luce piena per almeno tre ore; non ci devono essere ombre di alcun tipo.

I fiori pian piano daranno segni di decadimento; alla fine toglili con una paletta, possibilmente in legno, o a mano ma senza toccare l’acqua di preparazione.

Versa il liquido in un contenitore (una bottiglia di vetro sterilizzata, o un vasetto) e da lì versala nella boccetta “madre” preparata all’inizio, quella col brandy.

Hai il tuo fiore di Bach!!!

Questa è una boccetta “madre” con la quale potrai preparare le diluizioni che vuoi.

Se provi ad autoprodurti un rimedio floreale di Bach fammelo sapere…sarò felice di conoscere la tua esperienza!

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2 thoughts on “Ricetta per Autoprodurre un fiore di Bach: semplicità e concretezza…”

  1. Ma è fantastico!!!Grazie di questo meraviglioso articolo. Adesso il sole gioca un po’ a nascondino, ma quando tornerà a brillare senz’altro proverò.
    Un abbraccio

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